4 Che cosa viene coltivato?
4.1 La Necessità dell’Educazione
Nel buddismo, la compassione è riconosciuta come un potenziale innato, ma la sua piena realizzazione richiede un’educazione strutturata e disciplinata. Questa prospettiva sottolinea che, sebbene la compassione risieda naturalmente nella mente umana, il suo sviluppo non è automatico. Piuttosto, richiede pratiche consapevoli che plasmino la mente, conducendola verso una comprensione profonda e un comportamento altruistico.
Prima di esaminare come coltivare la compassione, è fondamentale definire cosa esattamente si intenda con “compassione” e quali aspetti debbano essere sviluppati. Nel contesto buddista, la compassione può essere intesa come:
- Un’emozione: Un sentimento empatico verso la sofferenza degli altri, che implica sensibilità e partecipazione affettiva.
- Un’intenzione: La volontà deliberata di alleviare la sofferenza altrui, guidata da uno scopo altruistico.
- Uno stato mentale guidato dalla conoscenza: Una comprensione cognitiva profonda della sofferenza, che include la consapevolezza delle sue cause e della sua natura impermanente.
- Un’azione: Comportamenti concreti che riflettono l’impegno a ridurre la sofferenza degli altri.
Queste diverse concezioni della compassione influenzano l’approccio educativo adottato per coltivarla. Ad esempio:
- Se si considera la compassione come un’emozione, il focus sarà sull’affinamento dell’empatia.
- Se la compassione è vista come un’intenzione, l’accento sarà posto sullo sviluppo di una motivazione altruistica.
- Se si privilegia l’aspetto cognitivo, la formazione si concentrerà sulla comprensione della natura della sofferenza.
- Se l’attenzione è rivolta all’azione, la pratica sarà orientata a tradurre la compassione in comportamenti tangibili.
Misurazione e Valutazione
La varietà delle dimensioni della compassione rende complesso valutarne lo sviluppo. A seconda dell’approccio scelto, la misurazione può riguardare:
- L’aumento dell’affetto empatico.
- Il grado di intenzioni altruistiche.
- I cambiamenti nella comprensione cognitiva della sofferenza.
- Le azioni compassionevoli intraprese.
Questa pluralità sottolinea l’importanza di un’educazione olistica, capace di integrare emozioni, conoscenze e comportamenti in un percorso di crescita coerente.
4.2 La Compassione è un’Emozione?
La compassione (karuṇā) può essere considerata un’emozione nel senso occidentale? Nel buddismo Mahāyāna, karuṇā è una qualità essenziale del praticante, che va oltre la semplice empatia o simpatia. Implica una consapevolezza profonda della sofferenza altrui e l’aspirazione attiva ad alleviarla.
Emozione come Esperienza Complessa
Nel pensiero occidentale, le emozioni sono definite come esperienze complesse che combinano aspetti affettivi, cognitivi e motivazionali. Paul E. Griffiths ha osservato che:
“Le emozioni traggono la loro identità dai pensieri ad esse associati.”
Questa visione, che integra ragione ed emotività, trova corrispondenza nella comprensione buddista della mente. Nel buddismo Mahāyāna, karuṇā include elementi cognitivi (comprensione della sofferenza), affettivi (empatia) e aspirazionali (desiderio di alleviarla). In tal senso, può essere definita un’emozione complessa, che supera la dimensione affettiva per abbracciare una motivazione etica.
Compassione nell’Abhidharma
Nell’Abhidharma, la “psicologia” buddista, non esiste una categoria equivalente al concetto occidentale di emozione. La mente è analizzata in termini di citta (coscienza) e caitta (fattori mentali), che possono essere positivi (kuśala), negativi (akuśala), o indeterminati. La compassione è associata a due fattori mentali positivi:
- Adveṣa (assenza di odio): Intesa come gentilezza amorevole (maitrī).
- Ahiṃsā (non nocività): Identificata con la compassione.
In questo contesto, la compassione è definita negativamente come l’assenza di odio o crudeltà, senza enfatizzarne il tono affettivo o l’elemento proattivo. Questo approccio differisce dalla concezione occidentale di emozione, che integra aspetti affettivi, cognitivi e comportamentali.
Compassione nella Tradizione Mahāyāna
Nel Mahāyāna, la compassione è vista come un elemento fondamentale del percorso spirituale. Qui, si pone un’enfasi maggiore sulla dimensione emotiva e sull’impegno proattivo. Per esempio, Vasubandhu suggerisce di meditare sulle varie forme di sofferenza per sviluppare mahākaruṇā (la grande compassione). Nei testi tibetani, la compassione è descritta come un’esperienza emotiva intensa, accompagnata da lacrime e un coinvolgimento corporeo.
Questa prospettiva evidenzia una trasformazione rispetto all’Abhidharma, sottolineando il ruolo dell’emozione come veicolo per la saggezza e l’azione compassionevole.
4.3 La Perfettibilità della Compassione
Nel buddismo, la compassione non è vista solo come un’emozione, ma come un processo graduale che culmina nella mahākaruṇā, o grande compassione. Questo stato avanzato integra saggezza (prajñā) e altruismo, ed è considerato una “perfezione” (pāramitā).
Compassione e Saggezza
La mahākaruṇā è inseparabile dalla comprensione della vacuità (śūnyatā). Secondo il Madhyamaka, la vacuità non nega l’esistenza della sofferenza, ma sottolinea la sua natura interdipendente. Questa comprensione rafforza la compassione, poiché il bodhisattva riconosce l’interconnessione tra tutti gli esseri e si impegna ad alleviare la sofferenza in modo universale.
Tre Livelli di Compassione
La progressione verso la mahākaruṇā è descritta attraverso tre livelli (ālambana):
- Sattvālambana karuṇā: Compassione verso esseri percepiti come entità distinte.
- Dharmālambana karuṇā: Compassione basata sulla comprensione dell’impermanenza e delle cause della sofferenza.
- Anālambana karuṇā: Compassione senza oggetto, fondata sulla realizzazione della vacuità.
Questa progressione riflette un’evoluzione dalla compassione emotiva e relazionale a una compassione universale e illuminata.
4.4 Pedagogie della Compassione
Lo sviluppo della compassione richiede un’educazione che integri conoscenza, esperienza e pratica. Secondo Vasubandhu, la coltivazione della compassione inizia con il riconoscimento della propria sofferenza (duḥkhaduḥkhatā), progredisce attraverso la comprensione della sofferenza del cambiamento (vipariṇāmaduḥkhatā) e culmina nella consapevolezza della sofferenza condizionata (saṃskāraduḥkhatā).
La pratica pedagogica include:
- Meditazione: Contemplazione della sofferenza per evocare empatia e comprensione.
- Riflessione: Analisi delle cause della sofferenza per sviluppare saggezza.
- Azione: Traduzione della compassione in comportamenti altruistici.
Eliminazione degli Ostacoli
Un elemento fondamentale è l’eliminazione delle tendenze aggressive e dei pregiudizi. La compassione autentica può emergere solo in una mente libera da ostacoli mentali, come l’odio e l’attaccamento.
4.5 Considerazioni Conclusive
La compassione, nel buddismo, è molto più di un’emozione: è un processo integrato che combina affetto, conoscenza e azione in un percorso verso la perfezione spirituale. Sebbene differisca dalla concezione occidentale, la sua complessità la rende un modello universale per l’etica e il benessere. La pratica contemporanea della mindfulness e dell’auto-compassione eredita molti elementi da questa tradizione, adattandoli a un contesto secolare, ma la profondità del buddismo Mahāyāna continua a offrire una visione unica della compassione come forza trasformativa e illuminante.